Prima di cominciare, riteniamo importante fare una premessa: il conflitto arabo-palestinese e in generale tutte le vicende del Medio Oriente sono una materia molto complessa che ingloba in sé diverse questioni molto delicate che non riguardano soltanto i Paesi arabi, ma anche l’Europa e gli Stati Uniti e coinvolgono l’economia, la politica e la religione. Questo post e il successivo non sono da intendersi esaustivi, né vogliono influenzare in alcun modo l’opinione dei lettori, ma semplicemente guidarlo, attraverso un’analisi imparziale dei fatti storici, ad una maggior comprensione della questione mediorientale, in particolare del conflitto israelo-palestinese.
La situazione mediorientale è stata più volte definita una bomba ad orologeria: fin dall’inizio del XX secolo l’intera area è in continuo fermento, più volte si sono visti colpi di Stato e cambi di regime. La creazione dello Stato di Israele non ha contribuito a raggiungere stabilità, anzi, ha inasprito ulteriormente le ostilità, trasformando la regione in una polveriera a cielo aperto.
Ma quando è cominciato tutto? Come siamo arrivati alla realtà attuale? Lo vedremo ora, ripercorrendo in ordine cronologico tutti gli eventi-chiave. In questa prima fase, scopriremo che le radici del conflitto sono più lontane di quanto si creda.
Tutto nasce dall’interesse dei Paesi europei per il canale di Suez, finanziato dalla Francia e realizzato su concessione dell’Egitto. Il canale fu inaugurato nel 1869 e garantiva l’accesso all’Oceano Indiano dal Mediterraneo senza dover circumnavigare l’Africa, facilitando quindi i commerci tra i Paesi europei e quelli asiatici.
I proventi erano inizialmente spartiti tra Francia ed Egitto, ma quest’ultimo fu costretto, a causa di debiti, a vendere la propria quota alla Gran Bretagna, che si garantiva così enormi vantaggi commerciali.
Per questo motivo, verso la fine del XIX i Paesi europei favorirono gli insediamenti ebraici dall’Europa nella regione palestinese (all’epoca sotto il dominio ottomano) attraverso ingenti finanziamenti mirati all’acquisizione di terre. Finanziamenti che continuarono fino al dopoguerra, quando furono attribuiti ai reduci del nazismo. È in questo clima che iniziano a diffondersi le teorie sioniste.
L’Impero Ottomano, intanto, era diventato l’anello debole d’Europa, cosa che alimentò i progetti di Francia e Gran Bretagna di smantellarlo e controllarlo. Progetti che si concretizzarono con gli accordi di Sykes-Picot. Contemporaneamente, al fine di garantirsi l’appoggio delle popolazioni arabe, la Gran Bretagna promise che all’indomani della disfatta dell’Impero Ottomano, avrebbe appoggiato la realizzazione di un’unica nazione che riunisse tutti i popoli arabi sotto un’unica bandiera. Un terzo accordo, inoltre, fu raggiunto con gli ebrei provenienti dalla Russia e dall’Europa, ai quali fu promessa la realizzazione di uno Stato ebraico.
Alla fine della Prima Guerra Mondiale, però, l’Impero Ottomano, ormai frammentato in diversi Stati, fu spartito tra Francia (che prese in mandato la Siria e il Libano) e Gran Bretagna (che ottenne Iraq, Palestina e Giordania).
La promessa di una Grande Arabia, quindi, fu disattesa. È in questo momento che iniziano le prime sollevazioni arabe (sia da parte di musulmani che da parte di cristiani).
Gli ebrei, dal canto loro, mantennero un basso profilo, mentre attraverso l’Agenzia Ebraica, organo creato dalla Gran Bretagna per facilitare l’immigrazione ebraica in Palestina, gli ebrei acquistavano e popolavano un numero sempre maggiore di terreni.
Per capire la violenta reazione della popolazione palestinese, bisogna sapere che all’epoca del mandato britannico, le coltivazioni di ulivi erano la principale ricchezza economica del Paese ed erano state curate da generazioni di contadini palestinesi attraverso i secoli (gli ulivi vivono molto a lungo). Tuttavia, il diritto inglese affermava che la popolazione locale non possedeva il terreno (che era invece di proprietà del sovrano inglese) e dunque i coloni ebrei erano liberi di acquistare i terreni, coltivarli e sfruttarli come se non fossero mai appartenuti a nessuno.
Al termine della Seconda Guerra Mondiale i conflitti tra la popolazione araba e quella ebraica, ormai arrivata a un terzo della popolazione totale, si fecero sempre più violenti e la Gran Bretagna affidò il suo mandato alla neonata ONU.